Amianto killer sulle navi militari, condannati due ministeri per la morte del motorista Mario La Rocca
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la sentenza
Mezzogiorno, 28 settembre 2022 – 11:54
La vedova del macchinista di Torre del Greco, deceduto nel 2017 a 69 anni di mesotelioma, avr un maxi risarcimento e un vitalizio come uno dei tre figli. Ma gli altri due sono stati esclusi
di Titti Beneduce
Il Tribunale di Torre Annunziata ha condannato il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Interno a riconoscere vittima del dovere il motorista navale di Torre del Greco Mario La Rocca, deceduto nel 2017 a 69 anni di mesotelioma per l’esposizione alla fibra killer. I due ministeri sono stati condannati a risarcire la vedova, che potr anche beneficiare dell’assistenza psicologica a carico dello Stato, con una speciale elargizione di 200mila euro (cui se ne aggiungono altri 150.000 tra arretrati e altre voci) e con un vitalizio di 1900 euro.
L’amianto a bordo delle navi
L’amianto a bordo delle navi
Il motorista era stato nella Marina Militare tra il 1968 e il 1970 prestando servizio a Taranto, Augusta e Ancona, ed era stato esposto all’asbesto quotidianamente, in particolare a bordo nave. Contenevano amianto non solo i motori, ma anche i rivestimenti delle tubature che portavano i fluidi, che raggiungono temperature elevatissime e che si degradano velocemente. Lo stesso avveniva a terra. Tutto ci senza alcuna attivit informativa sui pericoli dell’esposizione e senza strumenti di protezione individuale.
La malattia si manifestata dopo 48 anni
La vedova, Erminia Di Maio, stata assistita, insieme ai figli Raimondo e Cira dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto che riuscito a dipanare una situazione complessa per il fatto che l’uomo aveva lavorato sempre a contatto con la fibra killer, anche per il Ministero dei Trasporti e della navigazione e per la Tirrenia Navigazione Spa. Bonanni riuscito a dimostrare che l’esposizione avvenuta in Marina stata determinante per l’insorgere della malattia, che si manifestata ben 48 anni dopo. Due consulenti tecnici sono arrivati alla stessa conclusione: il ctu Luigino Di Napoli nominato nel processo, conclude infatti: Si ritiene che l’esposizione ambientale nel periodo della leva militare per gli incarichi certificati, possa essere considerata fattore concausale della patologia esitata nel decesso.
Risarcito solo uno dei tre figli
La vicenda giuridica non si conclude qui perch il Tribunale ha liquidato gli importi soltanto nei confronti della vedova. La sentenza sar impugnata dagli orfani Raimondo e Cira (per il Tribunale non aventi diritto perch all’epoca della morte del pap non erano a suo carico), per i diritti negati quali vittime del dovere, riconoscimento acquisito, invece, dal terzo fratello, Francesco (alla scomparsa a carico del genitore), che ha ottenuto dal Tribunale di Bergamo 120mila euro e un assegno mensile di 1900. Di nuovo una discriminazione, questa volta tra fratelli. Due di loro non hanno alcun diritto, ma la sofferenza che hanno provato per la perdita del padre stata la stessa: il commento amareggiato di Bonanni che promette battaglia forte di diverse vittorie in altri tribunali.
Il precedente
Il mese scorso un’altra sentenza, emessa dal Tribunale di Roma, ha condannato il Ministero della Difesa a un risarcimento complessivo pari a un milione 300mila euro per la morte del sottufficiale della Marina Militare Camillo Limatola, napoletano, deceduto il primo agosto del 2013, all’et di 59 anni, sempre a causa dell’esposizione all’amianto.
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28 settembre 2022 | 11:54
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