Anna Frank, nel paese dell’autrice del Diario, il 27% degli adulti non sa chi sia
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Anna Frank questa sconosciuta. Una delle figure simbolo dell’orrore dell’Olocausto, una buona parte dei giovani olandesi non sanno praticamente chi sia stata e cosa abbia rappresentato.
E questo nonostante la sua storia si sia consumata proprio lì, nei Paesi Bassi. Ma se chiedete agli under 40, tre su dieci di loro (32%) non sapranno dirvi che è morta in un campo di concentramento, e se lo chiedete a tutti gli adulti, più di uno su quattro di loro (27%) esprimerà la stessa ignoranza. Nessuno scherzo.
La Conferenza sulle rivendicazioni materiali ebraiche contro la Germania (nota anche come Claims Conference) queste domande le ha poste, per indagini da pubblicare in occasione della giornata della memoria, la ricorrenza che il 27 gennaio di ogni anno celebra i morti dell’Olocausto.
La data scelta non è casuale. Il 27 gennaio 1945 l’armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, rivelando al mondo l’orrore del genocidio. A poca distanza dalla ricorrenza, neppure i sondaggi della Claims Conference sono casuali. Sono stati condotti in sei Paesi (Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Austria, Francia e Paesi Bassi), e certamente saltano agli occhi i risultati che escono dal Paese che fu di Anna Frank, travolto dalla Storia, quella con la S maiuscola fatta di occupazione, collaborazionismo, deportazioni, ma pure di aiuti e assistenza, laddove possibile.
La sintesi estrema la offre un preoccupato Greg Schneider, vicepresidente esecutivo della Claims Conference. «Una delle tendenze più inquietanti che continuiamo a vedere in questi sondaggi è l’aumento del numero di persone che credono che l’Olocausto fosse un mito o che il numero di ebrei assassinati sia esagerato». I dati, del resto, dicono questo. Nel caso olandese, il 12% di tutti gli intervistati ritiene che l’Olocausto sia «un mito o che il numero di ebrei uccisi sia stato notevolmente esagerato», mentre il 9% si dichiara «non sicuro». Una situazione che cambia se si prendono i soli Millennials (i nati tra il 1981 e il 1996) e la generazione Z ancora più giovane (1997-2012). Tra di loro il tasso che ritiene la Shoah un’esagerazione raggiunte il 23%, con gli incerti al 12%.
C’è di più. Più della metà degli intervistati di tutte le età (54%) non sa che l’eliminazione sistematica degli ebrei ha prodotto sei milioni di vittime. La stessa quantità di persone (53% di tutti gli olandesi intervistati), non cita il proprio Paese tra quelli in cui si è veriticato l’Olocausto, nonostante ci fossero diversi campi di transito nei Paesi Bassi utilizzati per deportare oltre il 70% della cittadinanza ebraica del paese nei campi di concentramento, e nonostante Anna Frank fosse nascosta ad Amsterdam.
Il problema si annida nei giovani, che in quanto olandesi sono anche giovani europei. C’è un 22% di under 41 che ritiene «accettabile» che un individuo sostenga le opinioni neo-naziste.
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emanuele bonini , 2023-01-25 16:54:48 ,
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