Babygang anticamera dei clan – CorrieredelMezzogiorno.it
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il report
Mezzogiorno, 7 ottobre 2022 – 22:36
L’identikit di un fenomeno che attraversa il paese. A Napoli uno stretto legame con i cartelli storici
di Claudio Mazzone
Sono per la maggior parte minorenni, vivono in situazioni di disagio socioeconomico, si sentono pronti a scalare il complesso mondo criminale partenopeo e aspirano ad entrare a far parte dei clan egemoni.
questo l’identikit dei ragazzi napoletani membri delle baby gang nell’area metropolitana. Un ritratto emerso dal report Le gang giovanili in Italia, realizzato da Transcrime, il Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalit transnazionale dell’Universit cattolica del Sacro Cuore, dell’Universit di Bologna e dell’Universit degli Studi di Perugia, in collaborazione con il Ministero dell’Interno e il Ministero della Giustizia. I dati sono stati raccolti attraverso la somministrazione di due questionari, uno ai Comandi provinciali dell’Arma dei carabinieri e alle Questure e l’altro agli Uffici di servizio sociale per minorenni. In pi stato fatto un lavoro di anali delle notizie apparse su giornali nazionali e locali.
Lo studio, per la prima volta in Italia, definisce il fenomeno baby gang all’interno del panorama nazionale con l’obiettivo di studiarne le dinamiche e di disegnare una mappa della presenza di questi gruppi su scala provinciale. Nel report le gang giovanili vengono definite come un gruppo con una struttura organizzativa, composto da almeno 3 ragazzi di et sotto i 24 anni, i quali, in maniera prolungata nel tempo, siano coinvolti in attivit criminali.
Quello che emerso che nell’ultimo triennio i reati riconducibili alle baby gang sono stati registrati su tutto il territorio nazionale, con una maggiore intensit al Centro-Nord rispetto al Sud. Questo dovuto anche al fatto che in molte province del Mezzogiorno le realt criminali giovanili sono integrate nelle strutture della criminalit organizzata. A Napoli, ad esempio, come si legge anche nelle varie relazioni semestrali della Direzione Nazionale Antimafia, i clan camorristici fanno svolgere servizi criminali, come lo spaccio, l’estorsione ed il controllo dei mercati illegali alle baby gang nei territori pi centrali della citt, dove pi facile incappare nella repressione.
I ricercatori di Transcrime hanno identificato quattro tipologie di gang giovanili. Quelle con legami deboli e fluidi, senza gerarchie riconosciute e che prediligono reati occasionali; le baby gang che hanno connessioni dirette con le organizzazioni criminali tradizionali; i gruppi con una struttura definita, che hanno simboli identificativi, un’organizzazione strutturata, sono composti da stranieri di seconda generazione e ricalcano i modelli americani; infine le gang giovanili con una struttura definita, un livello alto di gerarchizzazione ma senza legami con organizzazioni criminali tradizionali.
Dal rapporto emerso che a Napoli il fenomeno pi significativo quello delle baby gang che sono parte integrante dei clan storici, con gruppi che gestiscono lo spaccio di stupefatti e le estorsioni per conto delle organizzazioni pi potenti. D’altronde che il boss della paranza dei bambini, Emanuele Sibillo, sia diventato un trend social con l’hashtag #ES17, che il clan XX nato di Ponticelli sia nato su Facebook coinvolgendo i ragazzi con una vera e propria campagna social, o che i maglioni d’oro con i numeri che identificano le lettere delle famiglie camorristiche dei clan napoletani siano diventati i simboli delle feste di 18 anni, sono tutti fenomeni che confermano quello che lo studio di Transcrime fa emergere: le baby gang partenopee sono in realt gruppi criminali ben organizzati, armati in maniera pesante, che puntano a diventare egemoni nella criminalit cittadina.
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7 ottobre 2022 | 22:36
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