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Caro energia, a Napoli vetrine e condizionatori spenti: negozi e hotel si difendono così

Caro energia, a Napoli vetrine e condizionatori spenti: negozi e hotel si difendono così

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Mezzogiorno, 30 agosto 2022 – 07:50

Naldi: «Per gli alberghi previsti aumenti del 10%». Di Porzio (Fipe): «Alzare i prezzi potrebbe anche significare perdere clienti. È un grande rischio, servono soluzioni»

di Anna Paola Merone

Le bollette sono in ascesa libera, il caro energia si impone con forza sugli operatori del terziario e i consumatori finiranno per farne le spese. Pagheranno conti più alti al ristorante o in pizzeria, si ritroveranno vetrine spente dopo le 21 (con ricadute sensibili sul fronte della sicurezza urbana), faranno shopping senza il conforto costante dell’aria condizionata, prenoteranno alberghi a costi più alti di quelli attuali. Il quadro generale, a Napoli, è più o meno questo. Tutti aspettano di capire cosa succederà in concreto, ma le contromisure sono pronte. Toto Naldi, al vertice del gruppo alberghiero Sng hotels — che comprende il Renaissance Naples hotel Mediterraneo, il Rome Marriott Grand Hotel Flora e il Pazziella Garden & Suites a Capri — ha investito con decisione sul fronte delle energie alternative. Dai pannelli solari in poi i suoi alberghi sono avviati da tempo «su una strada che ci offre qualche vantaggio — osserva l’imprenditore, tornato alla guida di Federalberghi Napoli —. Ma non basta: gli aumenti incideranno del 10 % sulle spese delle aziende alberghiere e a titolo personale posso dire che alzare i prezzi sarà inevitabile, ma sarà indispensabile anche elevare il livello di servizi per i clienti. L’aria condizionata posso ridurla a abitazione, ma devo garantirla sempre in hotel. Da presidente di categoria, posso anticipare che ci saranno aumenti dal 5 al 10 % anche se fare previsioni è difficile, ma di certo valuteremo attività coordinate».


Il cartello

C’è chi punta alla moral suasion. Anne Sophie Bacarelli, titolare di uno storico bed & breakfast al Chiatamone a Napoli non alzerà i prezzi, ma ha preparato un cartello in tre lingue che ha affisso in tutte le stanze. «Invitiamo gli ospiti a tenere conto del periodo di emergenza e a spegnere condizionatori e luci quando escono dalle stanze — spiega —. Fino ad ora c’era rilassatezza, ma non possiamo concederci distrazioni». Massimiliano Rosati del Gambrinus è deciso a prendersi tempo. «I costi della gestione del nostro locale sono sostenuti, ma non intendiamo riversare i rincari delle bollette sui nostri clienti». E Massimo Di Porzio, titolare del ristorante Umberto e presidente regionale Fipe, ricorda che «per quanto riguarda l’energia, a febbraio abbiamo fatto un contratto che bloccava il prezzo per due anni e abbiamo avuto una bolletta ad agosto di 3000 euro, rispetto agli 8000 che sarebbe stata con i prezzi attuali. Comunque il doppio, rispetto all’anno scorso e il triplo rispetto ai prezzi pre Covid e guerra. L’aumento dei prezzi ai clienti? È un errore perché se si esagera, potrebbe diminuire il numero delle vendite e quindi dei ricavi. Con l’iniziativa di Fipe Confcommercio ‘’bollette in vetrina’’ intendiamo effettuare una pressione sindacale sul governo e sensibilizzare i consumatori sugli sforzi che stanno facendo le aziende virtuose e corrette».

La riunione

Enzo Politelli, patron di Terrazza Calabritto, ricorda che «si lotta ormai da mesi. Prima i rincari esponenziali sulla materia prima, ora il caro energia: i parametri dei costi del ristorante sono ormai sballati e saremo costretti ad aumentare i prezzi». Intanto per domani Confcommercio ha organizzato un consiglio direttivo sul tema del caro energia «nel corso del quale — anticipa la presidente Carla Della Corte — valuteremo una serie di proposte da condividere con i nostri associati. La situazione è pesantissima e ciascuno inizierà a fare economia. Noi stiamo studiando qualcosa da chiedere in maniera sensata, senza fare inutili proteste. Ma la situazione è insostenibile e tanti rischiamo di chiudere». Roberta Bacarelli, presidente di Federmoda, è titolare di un grande store in centro «dove ridurremo le ore di aria condizionata e spegneremo le luci delle vetrine la sera. A novembre, quando il nostro fornitore ci staccherà, ci troveremo a dover fare scelte molto più drastiche. Ma il problema è su tutta la filiera — avverte —. Le aziende tessili mi hanno comunicato che non potranno più mantenere i prezzi delle stoffe, idem i laboratori di confezione. Alla fine un abito al consumatore a quanto lo dobbiamo vendere? Ma poi, con tutti gli aumenti che a sua volta subisce, verrà a comprare? Ho paura che la situazione attuale sia più grave della pandemia e dopo due anni tragici non so in quanti resisteranno».

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30 agosto 2022 | 07:50

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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