Controllo pubblico e investimenti per 6,7 miliardi di euro: via al piano “Cloud Italia”
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Investimenti per 6,7 miliardi e controllo pubblico: «Gli italiani devono potersi fidare della pubblica amministrazione. Il cloud italiano deve essere una casa sicura per i nostri dati». Così il ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, ha presentato “Strategia Cloud Italia” annunciando che la migrazione della Pa sul cloud dovrà concludersi entro il 2025 «attraverso un processo uniforme per tutte le amministrazioni». La migrazione inizierà alla fine dall’anno prossimo quando sarà completata «l’aggiudicazione e la realizzazione del Polo strategico nazionale, la classificazione dei dati e dei servizi pubblici e la qualificazione dei servizi cloud». Una volta terminato il processo «le amministrazioni potranno fornire rapidamente i servizi digitali e il piccolo comune deve poter dare gli stessi servizi della grande regione».
Nel dettaglio, la Strategia Cloud Italia si articolerà in fasi successive secondo una precisa scansione temporale. In particolare, nella prima fase è prevista la pubblicazione del bando di gara per la realizzazione del Piano Strategico Nazionale: al più tardi entro la fine del 2021 si procederà a pubblicare il bando di gara per la realizzazione del Psn. La seconda fase è poi quella dell’aggiudicazione e Realizzazione del Psn che dovrà avvenire entro la fine del 2022. La terza fase è quella della migrazione delle amministrazioni: in questa fase verrà data precedenza alle Pac che attualmente operano con data center propri classificati, secondo il censimento AgID del patrimonio Ict della Pa, in Categoria B (con carenze strutturali e/o organizzative o che non garantiscono la continuità dei servizi).
Colao ha poi spiegato che non è prevista una classica gara per la fornitura dei servizi, ma piuttosto «una proposta a soggetti pubblici e privati, che risponderanno in base alle loro competenze. Ci aspettiamo che alcune delle partecipate facciano proposte. Se andranno bene sarà deciso da noi e dal Mef. E’ una offerta di partnership». Anche perché «la casa moderna per i dati degli italiani» sarà «preferibilmente» controllata dallo Stato «anche se magari non al 100%».
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Giuliano Balestreri , 2021-09-07 16:30:02 ,