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Elon Musk e la disinformazione su Twitter: il nuovo Ceo pubblica una teoria complottista su Paul Pelosi

Elon Musk e la disinformazione su Twitter: il nuovo Ceo pubblica una teoria complottista su Paul Pelosi

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Non sono passate nemmeno 72 ore dall’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk eppure gli utenti statunitensi sono già preoccupati dalla piega presa dal social network. «L’uccellino è libero» seguito da un «la comicità è ora legale su Twitter» erano stati i primi cinguettii del proprietario di Space X e Tesla dopo l’acquisizione dell’azienda. Si pensava che il nuovo corso guidato da Musk avrebbe fatto incrementare la disinformazione e l’assenza di moderazione del dibattito tra utenti all’interno della piattaforma. Così è stato senza nemmeno il bisogno di aspettare più di tanto. 
 

La disinformazione sul caso Pelosi

Hillary Clinton ha pubblicato sul proprio account la ricostruzione fatta dal Los Angeles Times sull’aggressione subita da Paul Pelosi, il marito della speaker democratica, lo scorso venerdì mattina. Il nuovo Ceo di Twitter è entrato nel dibattito ricondividendo l’ultimo articolo del sito ultra conservatore Santa Monica Observer. «Può darsi il caso che in questa storia ci sia di più di quel che sembra» ha scritto Musk a corredo dell’articolo. Il pezzo rilanciato da Musk parla di una fonte anonima che avrebbe visto Paul Pelosi in un locale gay di San Francisco e che David Depape, l’aggressore di Pelosi, sarebbe in realtà una frequentazione dell’uomo. Il marito della speaker era stato trovato legato in dimora sua insieme a Depape. Quando la polizia è arrivata il sequestratore avrebbe semplicemente detto: «Stiamo attendendo Nancy”. L’uomo era solito rilanciare teorie care ai repubblicani e al mondo legato a Qanon+, il gruppo politico di estrema destre noto per seminare disinformazione online e non solo. Musk dopo qualche ora ha cancellato la risposta al tweet della Clinton. 
 

Il Santa Monica Observer riporta, invece, che fosse un “nudista di Castro”, un gruppo di manifestanti che protestavano completamente nudi con degli anelli intorno al pene. Si legge nell’articolo: «È da anni che c’è il sospetto che Paul Pelosi sia gay […] Questo ragazzo era un nudista di Castro e fabbricava gioielli a forma di marijuana. Non il prototipo di repubblicano pro Trump». E ancora: «Già in passato la polizia lo aveva beccato in macchina con un ragazzino dopo un incidente commesso da sbronzo». 

Secondo il gruppo di fact checking indipendente, Media Bias/Fact Check, il sito rilanciato da Musk è una «fonte discutibile, vista la ripetitività con cui vengono pubblicate notizie false e ingannevoli». In riferimento all’articolo condiviso dal Ceo di Twitter ha invece sottolineato che «appare come un contenuto falso e diffamatorio». 

I primi provvedimenti dell’era Musk su Twitter

Per la moderazione del linguaggio e dei contenuti Musk ha deciso di formare un comitato interno all’azienda composto da persone con punti di vista molto diversi. Lebron James, stella dei Los Angeles Lakers, in riferimento al linguaggio razzista che sempre più spesso intasa le bachece di Twitter statunitensi, ha detto: «Non conosco Musk, ma spero che prenda molto seriamente questo trend che già esiste». Dalla cella di Twitter, però, non è stato liberato solo l’uccellino simbolo del social, ma lo saranno anche tutti coloro che erano stati espulsi dalla piattaforma. Tra loro anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che dalla sua pagina su Truth Social, dove si è spostato una volta espulso da Twitter, ha detto di essere «Sono molto felice che il social sia passato nelle mani di una persona sana». Tra le prime decisioni prese da Musk c’è anche il licenziamento di molti dirigenti dell’azienda e la sospensione temporanea dei banner pubblicitari, come riporta il Wall Street Journal. 

Il New York Times si è invece concentrato su altri due aspetti: la rinascita di account che seminavano fake news e il fatto che in vista delle Midterms dell’8 novembre siano stati molti i candidati repubblicani ad acquisire nuovi follower subito dopo l’acquisizione della piattaforma da parte di Musk. Una in particolare, Kari Lake, candidata al ruolo di governatore nell’Arizona, nelle ore successive al passaggio di consegne ha visto i propri follower aumentare di 18.000 unità. La candidata del Gop nelle ultime settimane ha rispolverato l’atteggiamento di Trump dopo la sconfitta alle elezioni del 2020: «Vincerò le elezioni. Quello è l’unico risultato che accetterò». Si era poi rifiutata di dire apertamente se avrebbe riconosciuto la vittoria dell’avversario. Insomma, se servisse un ulteriore conferma della saldatura tra candidati pro Trump, disinformazione e social media. 

L’acquisto della piattaforma non aveva lasciato tutti soddisfatti però. Nelle ore successive all’ascesa di Musk, era andato in tendenza l’hashtag #Twittermigration, con molti utenti che hanno deciso di abbandonare la nave per approdare su altri lidi digitali. In particolare il cambio di rotta ha favorito nuove applicazioni come Discord e Mastodont

Nelle ultime ore, poi, il nuovo «Chief Twit», come si fa chiamare Musk, ha deciso di rendere le cose ancora più difficili per la transizione della piattaforma, seminando disinformazione (nonostante l’eliminazione del tweet) e lasciando disilluso chi ancora aspettava speranzoso. 



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Leonardo Pini , 2022-10-30 20:14:07 ,
www.lastampa.it

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