Ankara. “Quando arriverà il momento, faremo ciò che è necessario”, ripeteva il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dal 2020, come un mantra. Si riferiva a una possibile quarta operazione anticurda in Siria per completare quella che lui chiama “zona libera dal terrore”, cioè libera da ogni presenza curda del Partito dei lavoratori del popolo (Pkk) e della sua ramificazione siriana Ypg. Il presidente Erdogan punta in realtà a creare quello che possiamo definire una “cintura sunnita” nel nord della Siria e dell’Iraq che, partendo da ovest, dal Mediterraneo, correrebbe lungo tutta la Siria settentrionale, attraverserebbe l’Eufrate e poi il Tigri, giungendo in nord Iraq, includendo i monti di Sinjar dove vive la minoranza curda-ezida, fino al confine con l’Iran. L’intento è che questo corridoio, di circa 1.270 chilometri e profondo 30, sia amministrato da una cittadinanza araba-sunnita e turkmena, libero dalla presenza dei combattenti del Pkk che Ankara, Whasington e Bruxelles considerano una organizzazione terroristica, e pronto ad accogliere gran parte dei circa 4 milioni di rifugiati siriani ospitati in Turchia. Ora che l’Iraq nonostante la sconfitta dello Stato islamico non ha trovato ancora una sua stabilità ed è sotto l’influenza iraniana, ad Ankara c’è chi coltiva il sogno di ridisegnare le sue aree del nord ancora contese.
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Mariano Giustino , 2022-11-22 06:16:00 ,
www.ilfoglio.it