I libberalisti esagitati della scienza triste che smanacciano sui social
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Tipacci ferventi e scoglionati alla Michele Boldrin hanno fatto due proseliti due e li hanno chiusi in una setta americaneggiante. Ma non hanno il minimo senso della relazione tra lo stato di diritto, la legislazione economica e il corpo della nazione
C’è il liberista e c’è il libberalista esagitato, esaltato. Il primo maneggia la cultura e ha un’idea di mondo, il secondo la smanaccia sui social e non ha la minima idea di cosa siano la società, la storia. Mio nonno Mario diceva che bisogna dare un matto ai liberali, e aveva ragione, come si è visto nella storia italiana, come si è visto con Berlusconi nella sua epoca aurea, come si vede con Calenda che se non si fa iniezioni di mattocchieria e rapidamente finirà per sembrare un professore che si prende sul serio, Calenda sul serio, ma il nonno non poteva prevedere che si esagerasse tanto e che accademici buzzurri si facessero un punto d’onore di equiparare individualismo e regole libertarie da Reggio Calabria a Francoforte. La malattia di tipacci ferventi e scoglionati alla Michele Boldrin, il tiktoker col sandalo californiano esperto in insulsaggini e insulti accademici, è il pedagogismo, il cenacolo dei sicuri di sé, una variante economicista dell’azionismo di minoranza, l’accolita che odia l’italiano che è in loro, il famoso nemico delle vongole.
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Il Foglio , 2023-03-05 06:15:00 ,