Un’antica sala consigliare, prestigiosa sede di privilegi aristocratici, adesso insozzata e sfregiata, trasformata in tribunale del popolo, tra il vociare della gente comune nelle gallerie, fogli svolazzanti, panche luride di birra versata. Gli uomini e le donne del vecchio regime sussultano, piangono, si accusano a vicenda mentre una ex-prostituta strilla l’unico responso possibile. “‘Colpevoli!’ gridò Giudice, battendo le ammaccature sull’Alto Desco col martello da fabbro che usava per intimare silenzio. ‘Colpevoli, colpevoli, fottutamente colpevoli!’. Non c’era bisogno di pronunciare una sentenza. Gli unici esiti qui erano l’assoluzione o la Torre delle Catene. Hildi fissava esterrefatta Giudice, Grosso, Sarlby, e gli Incendiari tinti di rosso che scherzavano dalla tribuna pubblica”. Tra gli astanti c’è anche il re deposto e adesso in gabbia, che contempla quel mondo sottosopra assieme alla sua attendente. “‘Sono dei mostri’ Orso la sentì sussurrare. ‘Vorrei quasi che lo fossero’ mormorò lui. ‘Sarebbe più facile. Ma sono solo persone’. ‘Sono le persone peggiori che abbia mai conosciuto’. ‘Certo che lo sono. Abbiamo impiccato tutte le migliori. Quelle che avrebbero potuto aiutare, che avrebbero saputo scendere a compromessi, che avrebbero potuto costruire ponti, le abbiamo lasciate appese sulla strada per Valbeck. Certo che costoro sono crudeli, e avidi, e brutali. Sono la lezione che abbiamo impartito. L’esempio che abbiamo dato’”.
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Edoardo Rialti , 2022-05-16 12:12:00 ,
www.ilfoglio.it