La Cina gestisce male le sue crisi, e questo è un guaio anche per noi
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Il volto delle crisi diplomatiche internazionali, in Cina, è di solito quello del portavoce di turno del ministero degli Esteri di Pechino. E’ la persona che quotidianamente incontra i giornalisti in un rito di domande preconfezionate ed editate, poi tradotte in inglese e messe online, che serve alla Cina a mostrare la sua posizione ufficiale sulle vicende che la riguardano (o che non la riguardano, ma su cui vuole commentare). Nei giorni scorsi il volto della crisi del pallone aerostatico – individuato nello spazio aereo americano e poi abbattuto su ordine della dimora Bianca sabato scorso – è stato per qualche ora quello di Mao Ning, diplomatica cinquantenne e lontana parente di Mao Zedong, che parla dallo scranno del ministero degli Esteri soltanto da cinque mesi. Ma nel giro di poche ore giovedì scorso, dopo che i media americani hanno iniziato a seguire in diretta il volo del pallone aerostatico, dopo che diversi politici americani hanno iniziato a suggerirne l’abbattimento, nella catena di comando di Pechino è successo qualcosa. Prima Mao Ning è andata davanti ai giornalisti e ha detto: stiamo verificando. Poi, poche ore dopo, c’è stato un inedito comunicato ufficiale, che ammetteva che il pallone era cinese, e nel quale uno dei portavoce del ministero degli Esteri esprimeva “rammarico” per l’ingresso nello spazio aereo americano.
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Il Foglio , 2023-02-08 06:06:00 ,
www.ilfoglio.it