La protesta dei taxi blocca via Po: “Serve una legge per differenziarci dai noleggi auto”
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TORINO. Dopo mesi di tregua apparente i tassisti torinesi tornano in piazza per manifestare a supporto di una legge che li distingua dagli Ncc. La categoria questa mattina ha dato vita a una dimostrazione, partendo in corteo da piazza Vittorio e arrivando in piazza Castello, di fronte al Palazzo della Regione Piemonte. Decine e decine di persone in corteo che hanno bloccato la circolazione su via Po. Al centro la vecchia questione dei noleggi con conducente, con i taxi-driver che chiedono una maggiore differenziazione tra le due categorie. In particolare, spiega Alberto Aimone, presidente di Taxi Torino, «stiamo manifestando per la territorialità, visto che la legge al momento favorisce in modo esagerato gli Ncc». In che senso? «Noi tassisti di Torino possiamo prestare servizio sull’area metropolitana ristretta fatta di 30 comuni, mentre loro, al momento, su tutto il territorio metropolitano, vale a dire 312 municipi». In pratica, continua Aimone, «un Ncc di Bardonecchia può lavorare tranquillamente a Torino. Allora perché un Comune rilascia una licenza, se poi gli Ncc di un comune distante vanno a lavorare lì?». La richiesta, quindi, è «di limitare anche per loro l’area in cui possono lavorare».
E poi c’è la deregulation di settore: «Qui a Torino, nell’area di competenza, noi siamo 1190, 300 macchine in più di quanto sarebbe necessario – continua il presidente di Taxi Torino – Noi ci dobbiamo muovere secondo degli orari e con delle licenze, mentre loro non hanno limitazioni orarie e chiunque può fare quel lavoro. C’è il caos normativo, insomma. E non ci sono controlli sufficienti, peraltro».
Non è la prima volta che lo scontro Taxi-Ncc si impone all’attenzione pubblica. Anche perché, malgrado le licenze dei tassisti vengano date dai Comuni, buona parte della normativa che li regola è regionale e lo scontro sulla territorialità è già andato in scena fuori dal Piemonte. Le auto bianche torinesi, poi, negli ultimi anni sono scese più volte in piazza. Ad esempio per protestare contro i servizi di trasporto di Uber. L’ultima protesta è stata lo scorso aprile, visto che, spiegavano i tassisti, «con la pandemia il numero di corse giornaliere è diminuito tra il 60 e l’80% e i ristori, che ci sono stati, non sono adeguati».
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Bernardo Basilici Menini , 2021-09-23 12:37:29 ,