I russi si sono ritirati dall’Isola dei serpenti, nel Mar Nero, e per gli ucraini questa vittoria conta molto. Non soltanto perché l’isola è stata un obiettivo di Mosca dall’inizio dell’invasione e da lì è nato uno dei primi motti di guerra: quando la nave ammiraglia Moskva arrivò vicino alle sue coste e chiese la resa ai pochi soldati sull’isola minacciando di bombardarli, i soldati risposero: “Russkij voennyj karabl’, idi na khuj!”, nave da guerra russa vaffanculo. Non soltanto perché poi, settimane dopo, la Moskva, la nave da guerra russa in questione, fu affondata da un missile Neptune, per giunta di fabbricazione ucraina, e la scena divenne un francobollo da collezione con un soldato con il dito medio alzato, in memoria del motto, che guarda la nave affondare. Ma soprattutto perché l’Isola dei serpenti ha un grande valore strategico per il controllo del Mar Nero e per limitare gli attacchi contro Odessa. La Russia aveva riempito l’isola con nuovi sistemi antiaerei, missili e radar e gli ucraini cercavano di rispondere colpendo con jet da combattimento, droni Bayraktar e missili antinave. L’offensiva contro l’isola è cambiata il 20 giugno, quando gli ucraini hanno iniziato a utilizzare sistemi di artiglieria occidentale più avanzati e razzi a lungo raggio in grado di colpire l’isola dalla terraferma; con orgoglio, il comandante in capo Valeri Zaluzhny ha rivendicato che è stato utilizzato anche un obice a lungo raggio ucraino: il Bohdana.
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Il Foglio , 2022-06-30 19:31:00 ,
www.ilfoglio.it