L’estate in cui Salvini tornò Salvini
Dicevano si fosse definitivamente impratichito nel mestiere del michelasso, mangiare, bere e andare a spasso, cosa che prima gli portava inspiegabilmente un fracco di voti e poi alla fine invece soltanto qualche pernacchia e sondaggi in picchiata. E dunque già lo canzonavano, alle spalle e persino in faccia. C’erano Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, pronti, dietro l’angolo, nell’ombra, che organizzavano colpi di stato interni al partito. Il 25 luglio della Lega. Già si immaginavano con Giancarlo Giorgetti di fargli fare la fine di Cola di Rienzo, a quello lì, il Capitan Fracassa del Papeete: “Lo chiudiamo in una botte e lo gettiamo nel Tevere, anzi nell’Adriatico”. E invece no. E invece forse ce l’ha fatta, Matteo Salvini. Di nuovo. L’ha azzeccata, benedetto ragazzo d’oro dell’intrattenimento politico italiano.
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Il Foglio
,2022-08-31 06:05:00
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