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L’Ue: Mosca usa la disinformazione come un’arma. Borrell: “Serve reagire, stiamo aiutando i media liberi russi”

L’Ue: Mosca usa la disinformazione come un’arma. Borrell: “Serve reagire, stiamo aiutando i media liberi russi”

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La «desinformazia» russa ormai ha raggiunto una produzione «su scala industriale» ed è una «minaccia seria» per la tenuta delle democrazie occidentali. Ecco perché tocca attrezzarsi e «reagire», non solo «analizzare». A lanciare l’allarme, forte del primo rapporto stilato dal servizio di azione esterna dell’Ue sulle minacce informative, è l’alto rappresentante Josep Borrell. «So di quel che parlo, io stesso sono finito nel mirino dei russi», ha detto aprendo una conferenza di sistema a Bruxelles sulla disinformazione. Il rapporto – che propone il termine manipolazione dell’informazione, o Fimi, per descrivere quanto messo in campo da Russia e Cina contro l’occidente – ha preso in esame 100 casi di attacchi informativi registrati tra ottobre e dicembre 2022 così da estrapolare «linee guida» utili a controbattere le insidie di Mosca e Pechino.

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«La disinformazione nelle mani della Russia è diventata un’arma, che fa male, uccide la capacità delle persone di capire cosa accade e se l’informazione è tossica, la democrazia non può funzionare», precisa Borrell. Il rischio, come mostra il rapporto, è dunque duplice: da un lato le opinioni pubbliche extra occidentali (Africa in testa), terra di conquista per la narrazione russa secondo cui l’aumento dei prezzi di energia e cibo sono colpa delle sanzioni occidentali, e dall’altra il fronte interno di Europa e Nord America, dove seminare dubbi sulla tenuta del sistema e le virtù della democrazia, perché dal caos le autocrazie traggono vantaggio.

La diplomazia russa, tramite i suoi canali social, è ormai diventata «cinghia di trasmissione» di queste operazioni, che diventano sempre più sofisticate, persino falsificando grafiche e copertine di media occidentali conosciuti, pur di disseminare contenuti fasulli (prevalentemente attraverso immagini o video). La gran parte degli sforzi ruota intorno alla guerra in Ucraina, o giustificandola o smantellando le critiche verso il Cremlino — sono state individuate operazioni in almeno 30 lingue, 16 delle quali europee.

A spiccare è la Russia (88 casi osservati) ma anche la Cina non scherza (17 casi). In cinque casi sono state poi osservate «operazioni congiunte». Il servizio di azione esterna, con questo rapporto, propone un metodo di lavoro «standardizzato» per individuare i casi di Mifi e, dunque, raggiungere omogeneità europea nella risposta.

«È arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e difendere la democrazia, sia a abitazione nostra che in giro per il mondo», ha detto ancora Borrell. In un certo senso, l’Ue è già passata ai fatti. «Siamo al fianco dei media indipendenti russi, della società civile e dei difensori dei diritti umani che, nonostante la repressione, Proseguono ad opporsi all’autoritarismo e alla guerra. Non posso entrare nei dettagli, ma credetemi, li sosteniamo in termini pratici: non vi dirò come, perché farei loro un cattivo favore», ha precisato. Mosca prenderà senz’altro nota. 

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, 2023-02-07 20:51:20 ,
www.lastampa.it

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