Meloni e la questione del “non essere”
To be, or not to be, that is the question. Per la prima volta nella storia recente della politica italiana, la fase preliminare della formazione di un governo, quello che verosimilmente entro poche settimane guiderà Giorgia Meloni, in un qualsiasi giorno diverso dal 28 ottobre (marciare su Roma cento anni dopo: ehm), dal 31 ottobre (governo Halloween: uhm), dal 1° novembre (governo Ognissanti: troppo ottimismo) e dal 2 novembre (governo dei decessi: troppo pessimismo), è una fase caratterizzata da una cifra stilistica interessante da studiare, che coincide con quello che è il vero punto di forza della premier in pectore. In altre parole: non cosa farà, che ancora non è chiaro, ma certamente cosa non farà. Essere o non essere: that is the question. Finora, se ci si fa caso, è stato questo il vero punto di forza di Giorgia Meloni. Dire o far capire o lasciare intendere cosa certamente non farà con il governo quando sarà il suo turno. E’ stato così durante la campagna elettorale, è stato così anche dopo la campagna elettorale. E dunque no, dice Meloni: non farà un governo costruito come quello gialloverde, dove incidentalmente c’era anche l’adorato Matteo Salvini. E dunque no, dice Meloni: non farà scostamenti di bilancio, come incidentalmente vorrebbe fare l’adorato Matteo Salvini. Non farà un governo antieuropeista. Non cambierà la linea sulla politica estera, rispetto a Draghi. Non ci saranno tentennamenti né sulle sanzioni alla Russia né sull’invio delle armi, come incidentalmente vorrebbe fare un alleato di Giorgia Meloni, e potete immaginare quale. E poi, ancora, dice Meloni, non ci sarà alcun rigurgito fascista – essere o non essere, ovviamente non essere. Non ci sarà alcuna svolta sull’aborto – la legge 194 si applica, non si cambia, non si segue il modello dei conservatori trumpiani. Non ci sarà alcuno stravolgimento del Pnrr – il Pnrr si modifica, al massimo, ma non si rinegozia, tranquilli. Non ci sarà alcun populista al ministero dell’Interno – chi era l’ultimo populista al Viminale? Non ci sarà un Tremonti che terrà le redini economiche dell’Italia – non essere come il governo del 2011, governo che portò al quasi default l’Italia, governo di cui pur in una posizione defilata faceva parte Meloni, è una delle più grandi preoccupazioni del centrodestra meloniano.
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Il Foglio
,2022-10-04 06:13:00
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Il Foglio , 2022-10-04 06:13:00 ,