Meloni vorrebbe occuparsi del Mef, ma invece deve piazzare Ronzulli
Nei libri di avventure marinare leggevamo del tragico momento in cui il carico si scioglieva dalle funi e cominciava a spostarsi pazzamente per la stiva, ora slittando a prua, ora scaraventato a dritta, ora cozzando contro la fiancata sinistra della nave, ora precipitando a poppa, secondo il moto dell’oceano in tempesta. Il capitano e i marinai non mancavano mai, a quel punto, di raccomandare l’anima a Dio; e poi si gettavano nella disperata impresa di riportare sotto controllo la massa instabile e micidiale. Ebbene, la formazione di un nuovo governo non è tanto dissimile. E bisogna proprio immaginarsela allora Giorgia Meloni, assieme ai suoi marinai, che mentre cerca di legare saldamente nella stiva un ministro dell’Economia che non faccia esplodere i conti pubblici (dunque non Tremonti, che è all’incirca il confetto Falqui dello spread: basta la parola), mentre insomma è impegnata con tutte le sue energie a tenere salda l’idea di una “squadra di alto livello” si vede scappare e rotolare da tutte le parti sia Salvini sia Berlusconi. Il primo si scaraventa a babordo e insiste ancora con il Viminale, dunque fa sapere che “non ci sono veti su Salvini” (se lo dice da solo). Il secondo, a tribordo, ha piazzato Licia Ronzulli, basculante senatrice e assistente personale, alla quale ora bisogna per forza dare un ministero.
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Il Foglio
,2022-10-08 06:00:00
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Il Foglio , 2022-10-08 06:00:00 ,