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Nino D’Angelo: «Se avessi studiato avrei voluto essere il sindaco»

Nino D’Angelo: «Se avessi studiato avrei voluto essere il sindaco»

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Mezzogiorno, 20 luglio 2022 – 08:23

«Ho cercato di nutrirmi delle mie esperienze per bilanciare il mio gap culturale. Pino Daniele è stato uno dei più grandi artisti del ‘900»

di Carmine Aymone



«Ci sarà un’Arena Flegrea gremita per salutarmi e la cosa mi commuove. Un sold out oggi ha un sapore diverso. La gente mi ama e la cosa sorprendente è che lo fa al di là della musica: amano chi sono, come sono e lo fanno anche i bambini piccoli per i quali potrei essere un nonno». Nino D’Angelo domani, 21 luglio, sarà in concerto alla Mostra d’Oltremare, con il suo «Il poeta che non sa parlare».

Allora il suo feeling con il pubblico non si interrompe mai?
«Proprio così e lo dimostrano i giovanissimi che affollano i miei concerti. Il loro affetto va al di là della musica, mi vogliono bene, lo dimostrano quotidianamente inviandomi i loro video e questa cosa mi fa venire la pelle d’oca».


Una bella responsabilità.
«Si, provo nel mio piccolissimo ad usare la mia notorietà per diffondere i sentimenti, perché senza questi mor’a vita. Il mondo non è in un telefonino, ma in un sorriso, un abbraccio, e non mi parlate di retorica anzi se questa è retorica va bene così. In questo momento storico così buio abbiamo bisogno di sentimenti veri. In questo mi sento un nonno del mio pubblico». Era il 5 luglio del 1986 quando Miles Davis in un taxi siciliano, ascoltando la radio rimase affascinato dalla sua voce e da una sua canzone: mito o realtà? “Incredibile ma vero. Di chi è questa musica?”, chiese al tassista e poi si fece portare in un negozio per comprare i miei dischi. Il tassista lo portò alla Vucciria dove acquistò una decina di mie musicassette. Nel 1991 alle registrazioni del mio disco ”E la vita continua” partecipò anche Billy Preston che mi confermò la cosa aggiungendo che ad alcune feste a dimora sua, Miles Davis fra tanta musica, metteva anche le mie canzoni».

Ha iniziato ad esibirsi a 14 anni, da allora ha attraversato epoche, mode, divenendo lei stesso un’icona pop: quali sono stati i suoi punti di riferimento?
«Sono cambiati nel tempo, come me. All’inizio Sergio Bruni e Mario Merola. Poi ho scoperto Peter Gabriel e grazie a lui ho capito cos’è la musica, il concetto di commistione, la world music. Anche Raffaele Viviani che ho conosciuto facendo teatro mi ha aperto un mondo. Nella mia musica in qualche modo c’è un pizzico di tutti loro, di tutti i miei ascolti».

E Pino Daniele?
«Pino è stato uno dei più grandi artisti di tutto il ‘900. Ci conoscemmo ad Ischia, eravamo entrambi scugnizzi ma lui aveva studiato, era più colto di me. Un giorno mi invitò a dimora sua a Formia perché voleva fare una sorpresa a sua sorella che era una mia fan. Nel 2008 mi volle con lui sul palco in Piazza del Plebiscito. Unico.».

Ha detto che era più colto di lei: quanto le ha pesato questo gap culturale?
«Abbastanza, ma ho cercato nel tempo di nutrirmi delle mie esperienze. Se avessi avuto un po’ più di cultura avrei fatto politica e sarei diventato sindaco di Napoli ma mai dire mai nella vita… Sto scherzando naturalmente».

Ha ancora un qualcosa che vorrebbe vedere o realizzare?
«Uno scudetto del Napoli, ma con questa campagna cessioni la vedo dura».

L’artista sarà anche il 13 agosto al Negombo di Ischia e, sempre ad agosto, il 23, ai Templi di Paestum.

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20 luglio 2022 | 08:23

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