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Non c’è romanzo che mostri l’equivoco dell’identità come la “Recherche”

Non c’è romanzo che mostri l’equivoco dell’identità come la “Recherche”

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La festa e la morte. È il mondo di Marcel Proust, tra letteratura e vita mondana. Rileggere l’universo di Swan signofica riscoprire le identità precarie. Un romanzo dinamico dove le idiosincrasie sono la sostanza

Com’è giusto, per il centenario della morte sono usciti molti libri su Marcel Proust. Alcuni li tengo sulla scrivania, ma non li ho ancora nemmeno sfogliati. Ho preferito cominciare le mie celebrazioni con una parziale rilettura della “Recherche”. Provo a riassumerne qui i risultati, senza illudermi sulla loro originalità, ma sperando che possano comunque essere utili a qualche neofita. Ci sono due aspetti, credo, che più di altri rendono il proustiano “romanzo di romanzi” un esperimento unico nella letteratura del ’900. Il primo aspetto: mentre gli ultimi grandi esecutori testamentari della modernità descrivono l’impossibilità di dare un senso al panorama sconfinato, disomogeneo e in apparenza futile della storia contemporanea, Proust è l’unico che restituisce una forma organica ai frammenti dell’esperienza pubblica e privata, recuperandone in un disegno coerente tutte le stratificazioni e connessioni: nella “Recherche” ogni particolare si rivela infatti a poco a poco immerso in una struttura che gli imprime e ne riceve un significato

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Matteo Marchesini , 2022-12-24 09:00:00 ,
www.ilfoglio.it

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