il dossier
Mezzogiorno, 24 giugno 2022 – 07:08
La Cna: dal 2019 al 2021 in regione addio al 41,1% delle attivit commerciali. Scavalcati anche dalla Sicilia
di Paolo Grassi
La sentenza di quelle che dovrebbero far riflettere: Napoli — secondo uno studio della Cna — non pi la capitale economica del pianeta pizza . Ci resta ovviamente — anche se taluni la mettono in discussione — la leadership del gusto. Ma chiaro, anche alla luce delle polemiche degli ultimi giorni — a cominciare dal caso Briatore — che qualcosa si sta incrinando. Ieri al Pizza Village , in corso sul lungomare partenopeo, stato infatti presentato un dossier della Confederazione Nazionale dell’Artigianato (lo ha illustrato il responsabile del settore agroalimentare, Gabriele Rotini), che evidenzia — numeri alla mano — come la Campania abbia perso lo scettro; primazia che ora spetta alla Lombardia.
Il rapporto
Cna ha messo sotto la lente tutte le attivit in cui si produce e/o distribuisce il prelibato alimento: dalle pizzerie alle rosticcerie, passando per i locali da asporto e i ristoranti. Ebbene, confrontando i dati del 2019 con quelli aggiornati a fine 2021, la nostra regione ha perso il 41,1% delle realt, passando da 17.436 esercizi a soli 10.263. Vedendo svanire, dunque, ben 7.173 attivit e lasciando — come detto — il gradino pi alto della classifica nazionale. La Lombardia, invece, raggiunge quota 17.660 punti vendita, con un incremento del 24,6% e 3.489 nuovi esercizi. Spulciando le tabelle del dossier, peraltro, si evince nella stessa regione oggi sul principale gradino del podio i ristoranti-pizzeria sono ben 5.744, a fronte dei 3.503 della Campania. Che, a ben vedere, viene scavalcata nella graduatoria generale anche dalla Sicilia, dove nonostante l’addio a 1.924 attivit, il dato si attesta a 11.076.
L’analisi
I numeri riportati, che abbracciano il periodo dal 2019 al 2021, indicano chiaramente la crescita delle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud Italia — ha spiegato Rotini — dimostrando che lo studio presentato nel 2017, che fotografava un prodotto nazionale e non esclusivo del Meridione, era un dato gi nell’aria. Il lockdown ha caratterizzato la rottura di abitudini comuni: non si pi potuti uscire per andare in pizzeria ma si utilizzato l’asporto. E ancora: Le amministrazioni che hanno reagito per prime, autorizzando le consegne a domicilio con le regole legate alla sicurezza alimentare, hanno ottenuto i risultati riscontrati: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna. Mentre, evidentemente, al Centro-Sud, dove solitamente la burocrazia amministrativa pi lenta, non c’ stata la stessa prontezza di sostegno: Lazio (-34,8%), Abruzzo (-28,4%), Sicilia (-14,8%), Umbria (-13%).
I prezzi
Altro motivo indicato alla base della debacle di alcune aree sarebbe legato alla forbice degli utili per gli esercizi commerciali. La pizza, al Centro-Sud, oscilla in un range tra i 5 e 7 euro mentre al Nord si vende tra i 12 e 15 euro. L’aumento delle materie prime avrebbe cos ridotto la marginalit degli esercizi che vendono la pizza al Sud mentre al Nord del Paese il maggior margine ha funzionato da scudo difensivo per gli imprenditori. Infatti, solo Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna fanno registrare il segno pi — in termini di realt attive — rispetto al 2019. Di contro nel Centro-Nord in territorio positivo ci sono — oltre a Lombardia, Emilia e Veneto — anche Liguria, Trentino, Friuli e Valle d’Aosta.
Record lucano
la Basilicata, infine, la regione che registra nel 2021 il numero di attivit pi alto rapportato agli abitanti, con una densit pari a 1 ogni 206. Nel 2019 in testa c’era l’Abruzzo.
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24 giugno 2022 | 07:08
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, 2022-06-24 07:09:51 ,
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