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(as of Sep 03, 2024 15:38:42 UTC – Details)
Dalla fine della primavera molti italiani entrano in una strana agitazione e non solo per le scadenze fiscali: è il momento di affrontare la questione delle vacanze estive, almeno per gli imprevidenti che non si sono organizzati prima e al netto di restrizioni pandemiche e mascherine varie. Sbiadito il mito del low-cost, bisogna fare i conti col carovita e in qualche caso ricorrere al mutuo balneare, pur di non apparire «sfigati» sui social, dove postare le foto delle vacanze è ormai un obbligo. Ma come evitare lo stress, la noia, e naturalmente le fregature non di rado in agguato tra i pixel dei siti specializzati e i fotomontaggi di tanti dépliant?
Giuseppe Culicchia ci accompagna in un esilarante viaggio attorno al grande rito italiano della vacanza: un grand tour da Venezia a Lanzarote, dalle Alpi al Kazakistan, passando per autogrill, presunti ristoranti stellati, boutique folkloristiche, toilette introvabili, sagre di paese e scene fantozziane. Una radiografia impietosa del Paese in cuffie e infradito che ci aiuta a capire quanto siamo cambiati dalle prime vacanze degli anni del Boom. E perché, sempre più spesso, al ritorno abbiamo bisogno di una vacanza più di quando siamo partiti.
Dall’editore
L’italiano, quando comincia la stagione delle vacanze estive, diventa immancabilmente oggetto di dissertazioni bibliche, perché sia i notiziari televisivi e radiofonici sia la carta stampata, e da ultimo pure i social network, ogni anno si riferiscono alla sua partenza per le ferie definendola «esodo».
[…]
Quando si avvicina la fine delle vacanze, l’italiano comincia a pianificare meticolosamente il ritorno a casa: l’obiettivo di tutti è evitare il cosiddetto «controesodo».
Siamo sinceri: abbiamo ridotto il mondo a uno sfondo per i nostri selfie, e pazienza se a un certo punto abbiamo dovuto farceli con tanto di mascherina. Da anni, ormai, viviamo per postare sui social le immagini dei luoghi dove siamo andati in vacanza o dei ristoranti dove abbiamo mangiato o delle città d’arte dove abbiamo passato il weekend, di modo che poi, all’insorgere della nota pandemia, non abbiamo potuto fare a meno di continuare a postare altri selfie, questa volta scattati in cucina o sul balcone, viste le misure restrittive adottate a tutela della salute pubblica. Tutto per il bisogno di rendere noto ai nostri simili quanto siamo avanti, o se preferite cool, fighi, ganzi, con o senza mascherina, e in definitiva per provare a noi stessi che esistiamo, anche se forse mettersi in posa per un selfie non è precisamente esistere, anzi, in realtà corrisponde a sottrarre tempo alla nostra esistenza.
Dato che non può, la lascia volentieri in doppia o tripla fila, o nei posti riservati ai disabili, o ancora sul marciapiede. D’estate, invece, quando finalmente va in vacanza lasciandosi alle spalle il traffico, lo stress e lo smog della città, fa di tutto per riuscire a parcheggiarla direttamente in spiaggia: e certi nostri litorali sono non di rado ornati da lunghe teorie di lamiere.
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I libri di Giuseppe Culicchia
Come racconta Culicchia, il Grande Torino era al di sopra del tifo campanilistico: un orgoglio per tutti e il simbolo della rinascita di un Paese distrutto dalla guerra. Fu un lutto non solo per i tifosi «granata» e i torinesi, ma per l’Italia intera Una radiografia impietosa del Paese in cuffie e infradito che ci aiuta a capire quanto siamo cambiati dalle prime vacanze degli anni del Boom e perché, sempre più spesso, al ritorno abbiamo bisogno di una vacanza più di quando siamo partiti
ASIN : B098DJGWT5
Editore : Solferino (1 luglio 2021)
Lingua : Italiano
Dimensioni file : 848 KB
Da testo a voce : Abilitato
Screen Reader : Supportato
Miglioramenti tipografici : Abilitato
Word Wise : Non abilitato
Memo : Su Kindle Scribe
Lunghezza stampa : 108 pagine
Libro consigliabile
Libro ben congeniato e scritto, ironico e qua e là , satirico sempre nella giusta misura, improntato al buon gusto. Nessuna volgarità o battuta a “buon mercato”. Il lavora dimostra come il suo Autore sia una persona intelligente e culturalmente raffinata, che conosce l’arte di interessare e intrattenere il lettore con la conversazione pacata e sorridente, come avverrebbe durante una conversazione in salotto. A mio giudizio é un libro senz’altro da consigliare, anche perché abbiamo molto bisogno di sorridere in questo triste momento storico che stiamo vivendo.Prof. Claudio Pedrazzini – Brescia
Un irriverente spaccato di società .
Scritto in modo leggerlo e divertente sugli usi e costumi dellâattuale società non proprio edificante.Si ride e si riflette.
Divertente ma fa anche pensare
Molto ben scritto. Una fotografia a volte anche amara sulle nostre abitudini
Un libro che diverte, ma che allo stesso tempo fa riflettere su se stessi.
Un libro divertente, arguto, che cattura il lettore sin dalle prime pagine. L’autore coglie con realismo e grande ironia le debolezze degli italiani, sia in patria che all’estero. Da portare anche in vacanza.
Noioso. Parla male degli italiani.
Non è una lettura serena e piacevole. à negativo a tal punto che non si può continuare il libro. Non fa altro che parlare male degli italiani. Sono un professore di italiano e non regalo questo libro a nessuno perché è troppo brutto.
Banale
Banale….fa di tutta un erba un fascio… Libro da leggere in spiaggia se non si ha nulla da fare.. Idea simpatica ma risultato mediocre.