Product Description
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Che cosa c’è di più jannacciano di Paolo, Paolo Jannacci, quel figlio un po’ stralunato che suona a Zelig, con quella faccia da Jannacci? Ecco, questo libro è il racconto di Enzo Jannacci attraverso lo sguardo, il dialogo, la narrazione di Paolo. Le emozioni e gli aneddoti di una vita e di una carriera (il Derby, Gaber, Milano e altre meravigliose nostalgie) ma anche un dialogo (tutto jannacciano) in cui Paolo guida un Enzo imprevedibile, surreale e splendidamente vero. L’autore di “Vengo anch’io” e “El purtava i scarp del tennis” trasmette per la prima volta in un libro la sua geniale, spiazzante, originalissima visione del mondo, dell’esistenza, della società. E fa stupire, pensare, commuovere come solo i poeti sanno fare.
Editore : Mondadori (31 ottobre 2011)
Lingua : Italiano
Copertina rigida : 177 pagine
ISBN-10 : 880461384X
ISBN-13 : 978-8804613848
Peso articolo : 440 g
Dimensioni : 15 x 2.3 x 22.4 cm
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Bello bello bello
Non mi definirei una appassionata fan di Jannacci, anzi, posso anche serenamente confessare che in alcuni casi non lo ho nemmeno ben capito.Forse proprio per questo ho comprato questo libro, e leggendolo mi sono resa conto che era una persona profonda e complessa che poteva essere raccontata proprio così, e in nessun altro modo.Ed ho conosciuto di più anche l’autore, fortunato e sfortunato allo stesso tempo. Fortunato perché nato e cresciuto in una bolla artistica e culturale invidiabile. Sfortunato perché sicuramente è difficile trovare e rivendicare il proprio posto accanto ad un padre dalla personalità così mastodontica. Ma nel libro emerge anche la personalità dell’autore. E l’ho apprezzato, e tutto sommato gli ho invidiato un po’ il suo rapporto con suo padre.DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE.
Aspettare al semaforo vale sempre la pena
La vita del âcantacomicoâ Enzo Jannacci rivista e rivisitata, in chiave rigorosamente surreale, da suo figlio Paolo.Enzo Jannacci era (ora di lui si può ben parlare all’imperfetto) un cantautore e molto di più. E’ stato prima ancora che autore di gran parte dei successi della Milano, poco prima che fosse ‘bevibile’, un padre affettuoso e presente nella vita del figlio Paolo e della propria famiglia. Nel corso del libro i ricordi di Paolo, e i frammenti di vita famigliare, si intersecano irreversibilmente con la vita passata in compagnia di un padre così particolare. Paolo Jannacci evoca i ricordi di una vita, la sua, e di un’infanzia vissuta ricevendo a casa personaggi del calibro di Gaber e Fo, fino ad arrivare a percorrere primi incerti ‘passi professionali’ assieme a suo padre Enzo, in un affresco di rara bellezza che ridà voce e credibilità ad un personaggio che, come si legge nel libro, spesso è stato confuso con “quello che canta semplicemente banali canzonette comiche”.
Belle le foto in appendice
Difficile la vita con un padre grande e “ingombrante” come Enzo, accettabile solo perché era anche molto generoso. Generosità riflessa e moltiplicata dalle parole innamorate di questo figlio illuminato dallo stesso sole che gli fa ombra.Io pure ero innamorata di questo milanese che si vedeva in giro in Città Studi sul motorino (e col casco scivolato indietro e trattenuto dal sottogola, come fanno volte i ragazzini perché in testa caccia caldo), che incontravo addirittura in palestra (si sedeva, leggeva il giornale, ogni tanto si sdraiava su una panca e alzva le braccia: ginnastica!), che ho visto non di rado al cinema o a teatro, come spettatore intendo. Lo amavo già da bambina, quando in casa si ascoltava Veronica, Quella cosa in Lombardia (testo di Franco Fortini, che nel libro non viene neppure nominato…), Sfiorisci bel fiore, Ti te sè no….Canzoni magnifiche, che ogni tanto mi canto ancora fra me e me per cullarmi e farmi compagnia.Il libro è più che altro da leggiucchiare, magari da sfogliare in libreria, c’è una bella rassegna di foto in appendice e una dettagliata biografiea (ma quante cose ha fatto Jannacci nella sua vita!). Lo scritto di Paolo è abbastanza gradevole nelle prime pagine, diciamo fino al 30% dell’e-book, poi parte per un dialogo demenziale, al semaforo (da cui il titolo), come fosse la registrazione di alcuni sketch, magari lo è. Ma ci vuol altro, caro Jannacci Junior…non puoi pensare che Gesù bambino sia Babbo Natale da giovane, come avrebbe detto tuo padre.
Lo stile di Enzo non funziona nella penna del figlio
Mi spiace dare un giudizio negativo perché credo che questo libro sia un tributo che il figlio Paolo ha sentito di dover rendere al padre, che sicuramente è stato un personaggio eclettico, poetico, indipendente dalle mode.Paolo dedica numerosi capitoli a “incontri al semaforo” con il padre Enzo: in ciascuno di questi capitoli affronta un tema della vita del padre adottando lo stesso stile un po’ criptico e sconclusionato che Enzo ha usato in molte delle sue canzoni.L’effetto però è decisamente diverso: infatti Enzo con quel linguaggio di solito parlava poeticamente di figure che la vita aveva maltrattato, oppure ironizzare su alcune contraddizioni della società moderna.Paolo riesce solo qua e là a metterci un po’ di poesia e così lo stile risulta forzato e non piacevole da leggere.Non particolarmente riuscito, secondo me.
Libro per amanti del jazz
Libro arrivato nei tempi previsti. Regalo molto apprezzato
Deludente ed autoreferenziale
Quel che non va in questo testo (per altro, in formato Kindle, convertito malissimo, con parecchi errori; mi auguro non siano presenti nell’edizione cartacea) è la mancanza di Enzo. Come qualcuno ha già detto, solo il 30% del testo riguarda Enzo; il resto (sotto forma di dialoghi stampalati a un semaforo) è un tentativo di autobiografia raffazzonata dell’autore, figlio di Enzo. Il titolo trae in inganno, questa non è affatto una “biografia di Enzo Jannacci” â Enzo c’è a margine, a lato o sullo sfondo, e non c’è neppure ‘in spirito’. L’avrei intitolato “Un’autobiografia di Paolo Jannacci costretto anche a includere un padre che era un geniale artista”: sarebbe stato più veritiero (ma avrebbe venduto molto meno, ovvio.) L’autore si ingarbuglia in un tentativo per nulla riuscito di scimmiottare Beckett, tira in ballo Sartre e Nietzsche con pochissima cognizione di causa. Avrei dato due stelle per premiare almeno il tentativo di originalità , ma ho deciso di darne solo una per l’elenco, francamente di cattivo gusto, di personaggi celebri sciorinati come pedigree; un autore non ha bisogno di spiattellare le sue amicizie in ambito artistico (suona come un tentativo di disperata autolegittimazione), ci sono modi più leggeri e discreti per rendere omaggio ai maestri e agli amici.
Ottimo per chi ha amato, in vita, l’Enzino Jannacci
Confesso che io, milanese, l’ho acquistato principalmente per poter conoscere qualcosa che già non sapessi sul padre di Paolo, ovvero Enzino Jannacci (il “dottore” che a suo tempo mi fece pure il favore di operare la mia bambina…), il mio maggior idolo giovanile per quanto riguarda la canzone meneghina, insieme a Giorgio Gaber, Nanni Svampa e i suoi Gufi, l’Ornella… Con l’occasione ho anche acquistato il suo album musicale “Canterò”, che però mi è piaciuto solo in parte.