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“Se si parte dal principio che gli dèi sono molti viene meno il motivo per affermare che quelli degli altri sono falsi dèi o demoni… All’interno delle nostre società, l’adozione di alcuni quadri mentali propri del politeismo ridurrebbe senz’altro il tasso di conflittualità fra le diverse religioni monoteistiche e le loro interne suddivisioni”
Duemila anni di monoteismo ci hanno abituato a ritenere che Dio non possa essere se non unico, esclusivo, vero. Al contrario, il politeismo antico prevedeva la possibilità di far corrispondere fra loro dèi e dèe appartenenti a culture diverse (la greca Artemis alla romana Diana, l’egizia Isis alla greca Athena), ovvero di accogliere nel proprio pantheon divinità straniere. Questa disposizione all’apertura ha fatto sì che il mondo antico non abbia conosciuto quella violenza a carattere religioso che invece ha insanguinato, e spesso ancora insanguina, le culture monoteiste. È possibile attingere oggi alle risorse del politeismo per rendere più agevoli e sereni i rapporti fra le varie religioni?
ASIN : B00JHJA3A2
Editore : Società editrice il Mulino (3 aprile 2014)
Lingua : Italiano
Dimensioni file : 444 KB
Da testo a voce : Abilitato
Screen Reader : Supportato
Miglioramenti tipografici : Abilitato
Word Wise : Non abilitato
Memo : Su Kindle Scribe
Lunghezza stampa : 155 pagine
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I comportamenti degli antichi per comprendere meglio la contemporaneitÃ
Maurizio Bettini, Elogio del politeismo. Quello che possiamo imparare oggi dalle religioni antiche, Bologna, Il Mulino, 2014.Uno dei saggi più straordinari e – per me – coinvolgenti che abbia letto negli ultimi anni.Il punto essenziale da cui parte l’autore Maurizio Bettini, che insegna Antropologia del Mondo antico a Siena, è questo: le religioni monoteiste sono esclusive. Il Dio, che si chiama appunto Dio e non ha un nome proprio, non può non essere l’unico, il vero. Connesse alle culture monoteiste sono dunque le convinzioni che la salvezza sia legata a quell’unico, a quel vero, a quell’unico vero Essere soprannaturale. Nell’Esodo, è scritto: “Distruggerete i loro altari, farete a pezzi le loro stele, taglierete i loro pali sacri”. Il Dio delle religioni monoteiste è un Dio “geloso”.Al contrario, le religioni politeiste antiche erano inclusive. Greci e romani, combattendo e sconfiggendo popoli stranieri (e pertanto nemici) non si sarebbero mai sognati di combattere contro i loro dei. Per prudenza, per timore di ritorsioni dei cieli avversi, per cultura: al loro pantheon si sarebbero potuti aggiungere anche gli dei del popolo sconfitto, per una protezione in più ricevuta su questa terra. Così ad esempio è stato per i romani rispetto agli dei e alle dee della Grecia, ma lo è stato anche per dei egizi, persiani o di altri popoli.Proprio per questa tendenza all’inclusione, alla “traduzione degli dei”, in epoca classica non si sono combattute guerre di religione. Contro gli altri sì, ma non a causa dei loro dei.E siccome la nostra cultura occidentale è impregnata di cultura classica, la lettura di questo saggio aiuta a comprendere meglio la nostra contemporaneità . E a riflettere sul fatto che quello che noi oggi consideriamo “mitologia”, al tempo degli antichi era invece fede, religione, credo profondo e convinto, seppure così diverso dal nostro.Una lettura straordinaria e affascinante.
Tra gli dei
Da leggere. Scritto bene e di “facile” lettura.
L’armonia del politesimo
Un’analisi fine e documentata, mai noiosa ma sempre fluida, coinvolgente e stuzzicante, di cosa siano state le religioni antiche, in particolare quelle dei greci e dei romani, anche in rapporto ai tre monoteismi di cui il cristianesimo fa parte, insieme con islamismo e ebraismo.Si ha conferma della flessibilità di questi culti ‘plurali’, della loro facile disponibilità ad accogliere nuove divinità dai popoli vinti, del rispetto per gli dei sconosciuti, della loro capacità di interpretare il divino in modo duttile, curioso, aperto. E si impara che anche i termini usati per definire queste religioni (politeismo, idolatria, idoli, paganesimo) sono prodotti ‘nostri, figli della nostra troppo sicura, e quindi violenta, visione del mondo: prodotti autoreferenziali, segnati dalla autocentratura dogmatica che ci abita.Un libro che sarebbe bene disturbasse le nostre sicurezze. E ha tutto per riuscirci: approccio piano, supporti documentali, esposizione chiara, scorrevole, convincente. Ma, come sappiamo, anche il tutto non basta, se siamo ‘noi’ a non essere pronti a farci disturbare e invece restiamo orgogliosamente convinti di avere sempre la Verità in tasca (con la maiuscola), quando addirittura non crediamo di dover brandire e imporre il nostro Dio, con le armi e con le insegne addirittura della croce, al mondo intero.Il titolo è azzeccato: si può restare monoteisti, ma non si può, a mio parere, non condividere l’elogio di queste ‘altre’ modalità di vivere il sacro: più ‘quiete’ e rilassate, in armonia con gli altri e la natura; oggi diremmo più ‘ecologiche’ e meno impregnate di quella ‘hybris’ che rende l’uomo monoteista, quasi necessariamente, un fondamentalista e un integralista.Dopo di che, per carità : nessuna lode ingenua e acritica di un passato tutta pace e armonia. Da ogni secolo di storia trabocca violenza e la violenza neppure oggi sembra averci abbandonato. Viene comunque da riflettere sul fatto che tutte le volte in cui si è proclamata ai quattro venti, con la boria di chi si crede invincibile, la presenza di Dio al nostro fianco (ieri noi occidentali, sotto lo stendardo del famoso ‘Gott mit uns’; oggi anche altri, che inneggiano ad ‘Allah che è grande’), abbiamo sterminato interi popoli e commesso genocidi, nel nome di un unico Dio: così bestemmiandolo (se si è credenti). E facendoci subito dopo, con compunzione, il segno della croce.
At last, someone who speaks my language. No, I’m not speaking of Italian, though that is the language in which it is written. It is the topic and authors clear-eyed historical perspective that I find so refreshing!
Pacato e colto,un testo che lascia molte domande alla nostra coscienza….e avrebbe bisogno di una buona divulgazione nelle scuole…peccato si legga in poche ore,l’argomento e’affascinante e meriterebbe di piu’.
I like it explain thinks is a easy way and you really get the idea