Product Description
Price: 5,99€
(as of Sep 03, 2024 12:08:43 UTC – Details)
Dal 9 maggio 1978, il giorno in cui in via Caetani, a Roma, venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, sono passati trent’anni. Trent’anni di declinazioni di responsabilità da parte di molti protagonisti e di ipotesi che a volte hanno assunto derive fantapolitiche. Marco Clementi ha ricostruito quello che è stato il punto di non ritorno della vita politica e sociale dell’Italia contemporanea, il suo trauma irrisolto, dando la parola ai documenti: le lettere di Moro alla famiglia, agli amici e ai membri del suo partito, ma anche la sua memoria difensiva, i comunicati delle Br, i giornali, i ricordi dei politici e dei brigatisti, gli esiti delle commissioni di inchiesta parlamentari e dei processi. Quel prigioniero apparentemente plagiato dai suoi carcerieri riacquista in queste pagine la lucidità di un uomo che ha cercato un compromesso tra lo Stato e i brigatisti. Tuttavia, gli interessi in campo – dei partiti, dei brigatisti, del governo – determinarono la sconfitta della strategia di Moro e la sua tragica fine.
ASIN : B00DSOJBUK
Editore : BUR (5 luglio 2013)
Lingua : Italiano
Dimensioni file : 1342 KB
Da testo a voce : Abilitato
Screen Reader : Supportato
Miglioramenti tipografici : Abilitato
Word Wise : Non abilitato
Memo : Su Kindle Scribe
Lunghezza stampa : 361 pagine
Un saggio storico interessante
Marco Clementi è uno storico e come tale affronta la vicenda del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro: la sua analisi si basa solo sugli atti processuali, sulle dichiarazioni dei protagonisti e sugli scritti del presidente della DC, rifuggendo dalle dietrologie che spesso accompagnano la cronaca di questo e di altri fatti della storia recente italiana.In appendice all’opera sono riportati i nove comunicati diffusi dalle BR durante i 55 giorni di prigionia di Moro, alcuni passi del memoriale “difensivo” del presidente e alcune delle lettere più significative da lui scritte durante la prigionia.Il libro è un valido punto di partenza per incominciare a farsi un’idea del quadro storico in cui i fatti avvennero, delle origini del fenomeno BR e dell’atteggiamento assunto delle principali forze politiche del Paese prima e durante i cinquantacinque giorni del sequestro.Consigliato.
Libro faticoso ma ricco di riflessioni illuminanti
Libro denso di concetti , con molteplici rimandi bibliografici , faticoso da leggere , almeno nelle prime cento pagine . Alla fine , comunque , ti arricchisce molto , soprattutto riguardo al contesto politico che contraddistinse la tragica vicenda .
Ottima e documentata ricostruzione del caso Moro
Marco Clementi è uno dei più seri storici che hanno affrontato il caso Moro e non fa parte della vasta schiera dei dietrologi tipo Flamigni, Limiti o Cucchiarelli. Se si cercano i più o meno attendibili “misteri del caso Moro” non è certo questa la lettura indicata. Se si vuole invece una ricostruzione precisa e documentata, che si basa sulle risultanze processuali che aiuti a sfatare molti luoghi comuni sulla vicenda del presidente della Dc il libro è consigliatissimo
Tutto ok
Tutto ok
Bello
Libro molto bello, non per neofiti dellâargomento.Lo consiglierei solo come completamento di uno studio della materia trattata.
ALDO MORO Ã COLPEVOLE E VIENE PERTANTO CONDANNATO A MORTE
15 aprile 1978, queste le lapidarie parole che chiudono il Comunicato n° 6 delle Brigate Rosse.Questo saggio tratta l’argomento della vicenda Moro con serietà , il tipo di serietà che induce a seguire ragionamenti sostenuti da fatti che portano a porsi delle domande, a farsi un’idea di quali meccanismi hanno concorso alla complessità di una vicenda che ha interessato tutto il mondo, Italia in prima linea, e che ancora oggi suscita riflessioni e discussioni.Non si tratta di una lettura difficile, ma sicuramente impegnativa, richiede attenzione perché gli anni su cui si concentra Clementi sono un periodo cruciale di questo nostro paese, anni di grande fermento, stravolti da movimenti studenteschi e operai, lotta armata e stragi.Clementi non propone tesi rocambolesche o dietrologie complottiste, è interessato a ricreare il clima degli anni precedenti il rapimento dello statista per meglio mettere a fuoco il terreno che portò le Brigate rosse al sequestro del 16 marzo e conseguente esito.Quando si pensa a quei 55 giorni si pensa quasi subito alle Brigate Rosse e al loro ‘gesto’. Eppure quel ‘gesto’, il rapimento, ha significato una doccia fredda per le forze dell’ordine e per la classe politica dirigente, che non seppe valutare le giuste proporzioni dell’evento cercando soluzioni teoriche che portarono solo a un immobilismo stagnante nei riguardi dell’uomo Presidente del loro partito. Che di fatto si trasformò in abbandono.Da uomo politico qual era, il Moro prigioniero capì sin da subito lo stallo che si nascondeva dietro una linea delle fermezza in netto contrasto con lo spirito della Democrazia Cristiana cui aveva dedicato la vita, e attraverso le sue lettere cercò di responsabilizzare gli uomini del suo partito, cercò di metterli di fronte a un dovere che improvvisamente sembrava essere sparito dal dna democristiano.Per lui, oltre al danno la beffa: comincia “la lenta presa di coscienza di trovarsi circondato da un muro di ipocrisia che lo condanna e contro il quale si deve difendere; più Moro dichiarava la propria integrità , più i suoi scritti venivano interpretati in modi stravaganti, ma mai alla lettera.”Più scriveva con chiarezza per scuotere la situazione e più gli si ritorceva contro: “si parlò di coercizioni, di maltrattamenti e di droghe e quando Moro cominciò insistentemente a rivendicare la propria lucidità e libertà di spirito si insinuò, addirittura, che egli era diventato pazzo.”Già , pazzo, un’etichetta alibi che servì da scudo a chi le responsabilità non sapeva o voleva prendersele.Provate a leggere quelle lettere – nel libro ce ne sono alcune significative, così come tutti i comunicati delle BR -, provate a considerarlo pazzo anche voi.