Sarzana, Bedini fermato anche per l’omicidio di Carlo Bertolotti
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La procura della Spezia ha indagato Daniele Bedini per l’omicidio di Carlo Bertolotti, il 43enne trovato deceduto a Sarzana la mattina di martedì scorso, a 24 ore dalla scoperta dell’omicidio di Nevila Pjetri, 35 anni. L’iscrizione “a modello 21” è avvenuta per consentire la prosecuzione delle indagini degli investigatori che stanno cercando di capire se vi sia un nesso tra i due delitti e se siano stati compiuti dalla stessa persona.
Bedini era già stato fermato per l’omicidio di Nevila e domani sarà interrogato per l’eventuale convalida del fermo.
È stata affidata all’anatomopatologa Susanna Gamba, che già ha effettuato l’autopsia sul corpo di Nevila Pjetri, la necroscopia sul cadavere di Camilla, la trans uccisa trovata tra i rovi in via Badiola, nella campagna di Marinella di Sarzana. L’autopsia si terrà domani.
I quesiti principali richiesti al medico legale sono due: se a uccidere Camilla sia stata una pistola calibro 22, come quella che ha ucciso Pjetri e quando è stata uccisa, se prima o dopo la prostituta albanese. Contemporaneamente all’autopsia, in carcere alla Spezia si terrà l’interrogatorio di convalida del fermo di Daniele Bedini, l’artigiano di 32 anni arrestato lunedì per l’omicidio di Pjetri.
Sul mancato arresto di Bedini sono stati attivati «accertamenti interni» al tribunale di Massa. A confermarlo è il presidente del tribunale Paolo Puzone. Gli accertamenti servono «per capire quale disguido abbia impedito alla procura di avere la disponibilità del fascicolo delle misure applicate a Davide Bedini». L’uomo avrebbe dovuto trovarsi in carcere già da quattro mesi, dopo che a febbraio la Cassazione aveva convalidato, rendendola definitiva, nei suoi confronti una condanna a tre anni di reclusione per rapina aggravata.
«Nel caso in esame – spiega Puzone – a fronte di una sentenza di condanna divenuta definitiva, la procura della Repubblica di Massa, per conoscere il “presofferto”, ha chiesto il fascicolo delle misure cautelari sia alla corte d’appello sia al tribunale di Massa, organi giudicanti che potevano avere la disponibilità di quel fascicolo a seguito della restituzione degli atti da parte della Cassazione. Ora stiamo verificando quale disguido o disservizio possa essere accaduto per impedire che la procura avesse la disponibilità del fascicolo delle misure in questione». «Dai primi accertamenti pare però che al momento in cui la procura della Repubblica di Massa inoltrò la sua richiesta il fascicolo delle misure fosse nella disponibilità della corte d’appello, cui era stato restituito dalla Cassazione; se così fosse, sarebbe stato quindi quell’ufficio a dover rispondere alla procura inoltrando il relativo fascicolo», conclude Puzone.
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, 2022-06-09 16:46:21 ,
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