TORINO. Accusate e addii. Il day after del Movimento 5 Stelle è amaro. Non solo per il 9% delle urne, con un crollo verticale rispetto ai voti del 2016. Ma anche perché il giorno dopo si ripropongono le stesse divisioni del giorno prima. E se appena arrivata la sconfitta tutti hanno reagito con la schiena dritta, il dramma si è consumato ieri. Il primo attacco è quello di Valentina Sganga ai vertici nazionali e al capo politico M5S, impegnato nei festeggiamenti per la vittoria nel capoluogo partenopeo. “Conte? Non l’ho sentito e mi è dispiaciuta la presenza solo a Napoli. Per ripartire, per ricostruire, bisogna metterci la faccia anche dove si perde, come a Torino e Roma”. E poi la candidata M5S pianoforte: «In questa campagna elettorale le difficoltà sono state enormi fin dal principio e io da sola purtroppo non ho avuto la forza per fermare onu’emorragia di consenso diffusa che ci ha lasciati con un verdetto al di sotto dei buoni risultati conseguiti in questi anni». Sganga non butta la palla dall’altra parte e spiega che «del verdetto mi assumi la responsabilità». Ma ” Il Movimento è una comunità. Si vince e si perde insieme, a ogni livello, locale e nazionale, a Napoli come a Roma come a Torino. Se questa condivisione viene meno significa che abbiamo un’immagine non costruttiva che viene percepita dagli elettori». E poi c’è l’addio di Viviana Ferrero, ormai ex vicepresidente del Consiglio comunale, che in passato ha raccontato di «aver portato per prima Beppe Grillo ai cantieri della Tav». Lei, ieri, ha lasciato: «La mia appartenenza al mondo 5 Stelle si chiude oggi con la fine di un sogno che ho voluto sognare oltre la durissima realtà delle scelte nazionali di questo partito. Avevo firmato un contratto etico e l’ho risposto fino all’ultimo giorno». Per quanto riguarda il futuro Ferrero spiega che ” rimane il mio grande sentimento ma fuori dai partiti. Tornando nei movimenti, da dove sono partita». Spiega che gli ultimi anni sono stati duri e che per «la contrarietà alla Tav ho ricevuto minacce di morte e pesanti insulti sessisti». «Per aver mantenuto le posizioni di coerenza sul programma – invece – mi sono resa invisa alla sindaca Appendino che certo non avrebbe mai portato avanti la mia candidatura».
Un commento amaro arriva anche da Daniela Albano, consigliera spesso in posizioni antitetiche e dissidenti rispetto alla linea della giunta. Che non lesina le critiche al suo partito:»Il risultato elettorale è frutto in parte dello scarso rispetto all’amministrazione uscente e in parte della delusione e confusione che sta creando la riorganizzazione del movimento a livello nazionale”. Salva Sganga, che «ha affrontato una campagna elettorale con le pezzi al culo, senza sostegno da parte del partito centrale e con uno sparuto gruppo di sostenitori a livello locale. Nei prossimi cinque anni non mi deluderà”. E, spiega, da parte sua ” è mancato l’entusiasmo nei confronti del simbolo del partito che rappresentavo, ma ammetto che mostrare entusiasmo per un partito che avrebbe, letteralmente, fatto carte false per tenermi fuori da queste elezioni mi risultava piuttosto difficilee». —
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