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Tra le statue di Dnipro che parlano di una storia rimossa

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Dnipro, dal nostro inviato. Il 15 luglio ho camminato sul lungofiume di Dnipro fino a esserne esausto. Ho filmato ragazzi che ballavano, uomini e donne che pescavano con la canna o, alcuni, si bagnavano nel Dnieper, battelli-ristorante dai quali veniva fuori una musica forte, ho fotografato una coppia in posa con i suoi cinque bassotti. Ho visto che non solo Odessa rifiuta di farsi rubare l’estate e la felicità dalla guerra, anche a Dnipro è così, nonostante la vicinanza ai luoghi più accaniti – Zhaporizhzhia è a 80 km. Anzi, mentre Odessa è mutilata della metà in cui si specchia, il mare minato e chiuso, Dnipro è padrona del suo gran fiume. Poi era sera, tornavo verso l’albergo, e sei missili sono piovuti sulla città, vicini. Le persone in strada avevano bambini, erano spaventate, sono scomparse. C’era un anziano, lui è rimasto. Non ci capivamo tanto, ci additavamo il fumo nero delle esplosioni. Si fa amicizia, ci si accomiata malvolentieri. 

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Il Foglio , 2022-07-19 06:07:00 ,
www.ilfoglio.it

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