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Tutti i segreti di Rodolfo Matto, il Patch Adams d’Italia: “Ecco come l’allegria può guarirvi”

Tutti i segreti di Rodolfo Matto, il Patch Adams d’Italia: “Ecco come l’allegria può guarirvi”

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NAPOLI. Ridi che ti passa. Anzi, meglio, non ti ammali. Da Ippocrate («Il buonumore equivale a un elisir di lunga vita») a Patch Adams («La salute si basa sulla felicità») passando per il professor Scott Weems (“Ridendo il cervello diventa più forte”), l’efficacia della ricetta della gaiezza è stata da tempo testata. Risultato: è un anti-stress, un anti-depressivo, accresce l’autostima e agevola le relazioni sociali. Tutte cose che stanno verificando in prima persona gli anziani di Pomigliano d’Arco che da qualche settimana frequentano un corso gratuito di “Yoga della risata” offerto loro dal Comune, iniziativa che l’assessore alle Politiche sociali Salvatore Esposito ha spiegato così ai media: «Vogliamo cercare di contrastare le nefaste conseguenze della pandemia e della crisi economica sulle fasce deboli».

Una volta a settimana i pensionati della cittadina campana incontrano il loro “maestro di allegria”, Rodolfo Matto, che insegna questa singolare fusione tra la “terapia del ridere” e le antiche pratiche dello yoga, un mix sviluppato da un medico indiano, Madan Kataria, autore di una piccola ma straordinaria scoperta che ci facciamo spiegare dall’insegnante napoletano. «Lui capì che il corpo non distingue tra una risata autoindotta (senza motivo) e una vera (provocata da uno stimolo mentale come una barzelletta), dunque poteva essere un esercizio». Vuol dire che è sufficiente il “gesto” del ridere per innescare i processi benefici? «Esatto, sia perché è sorretta dalle tecniche di respirazione yoga sia perché la risata simulata si trasforma presto in risata vera, contagiosa e universale».

Secondo uno studio della Mayo Foundation for Medical education and research, ridere riduce drasticamente gli ormoni dello stress: il cortisolo cala anche del 40%. «Esistono molti studi – continua Matto – che attestano gli effetti fisiologici positivi sull’organismo, sui muscoli, sulla respirazione, sull’aumento delle difese immunitarie, l’elevazione della soglia del dolore. L’elenco è lungo». E poi c’è il benessere psicologico. «Riduce l’ansia e la tensione, contrasta i sintomi della depressione, migliora la memoria, il pensiero creativo, l’interazione interpersonale, la disponibilità, la solidarietà». Sembra l’elisir di ippocratica memoria… «Sembra tanto, ma è tutto molto concreto e verificabile. Basti dire che la risata stimola la produzione di endorfine, in particolare favorisce la liberazione di serotonina nel cervello, un neurotrasmettitore che porta buon umore, molto usato nei farmaci antidepressivi, le pare poco?».

Torniamo a Pomigliano, che succede durante gli incontri di yoga della risata? «Ci vediamo il lunedì e le sessioni durano due ore. Si comincia con semplici esercizi di riscaldamento (stretching, vocalizzazioni, movimenti, ndr) per far cadere le inibizioni e sviluppare la giocosità, seguiti dagli esercizi di respirazione e quelli di risate, intervallati». Sembra facile. «Lo è. È una cosa naturale che assorbe tutto l’organismo in un “qui ed ora” che tiene fuori tutto il resto: mentre si ride non si può fare altro, e si vincono le ansie e le paure».

Lei come l’ha scoperto? «Seguii un corso post-diploma dell’università Suor Orsola Benincasa per formare animatori ospedalieri, poi studiai clownerie con Alessandra Galante Garrone. Nel 1980 Il terremoto mi fece abbandonare la mia a abitazione e poi mi spinse a fare volontariato tra le macerie dell’Irpinia, un’esperienza che mi segnò. Così, cercando di ritrovare il sorriso, mi imbattei nello yoga della risata». È vero che ha lavorato anche con i pazienti di un manicomio? «Erano i primi dismessi dal “Leonardo Bianchi” (l’ospedale psichiatrico di Capodichino, una cittadella oggi abbandonata che ospitava migliaia di persone, ndr), un’esperienza fondamentale. Porto dentro di me quelle storie». Una per tutte? «Ricordo un uomo che era rimasto seppellito lì per 40 anni con una diagnosi di “deficit etico” poi tramutata in schizofrenia. La sua “colpa”? Essere omosessuale».

Schopenhauer ha scritto che ridere è un “potente cicatrizzante dell’anima”. «Pensi solo alla risata dei neonati, dei bambini. L’uomo è l’unico animale che ride. E lo fa allo stesso modo in tutto il mondo. Volendo parafrasare un altro celebre passo direi: rido dunque sono». È per questo che fa anche clownterapia? «Si, e come per lo yoga della risata le attività sono tante, si va dalle sessioni a scuola prima degli esami a quelle con i malati durante le chemio (per intervenire sullo stress correlato). O negli hospice…». Situazioni dove non c’è niente da ridere ma, per dirla con Antoine de Saint-Exupéry (“Il piccolo principe”), bisogna avere delle stelle in cielo che sappiano ridere… «I benefici arrivano a tutti, e a chi soffre ancor di più. Recentemente se n’è parlato a un congresso l’associazione di oncologia medica, e in precedenza l’aveva fatto anche il professor Umberto Veronesi nel suo ultimo libro, dedicando due pagine proprio allo Yoga della risata. Di questi aspetti si occupa la Pnei, la branca della medicina che studia le correlazioni tra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario. Io dico che il mio lavoro è provare a portare leggerezza. E per questo ripeto sempre: diffidate da chi vi dice di non ridere». E a chi non ride mai? «Dico poverino». 

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Antonio Emanuele Piedimonte , 2023-02-04 21:30:18 ,
www.lastampa.it

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